lunedì 23 settembre 2013

PENNELLATE   DI…………
Un’altalena  sostenuta da lunghe corde robuste ,avvinghiate al ramo nodoso e grosso di una quercia ;un cielo così terso da rivelare una trasparenza infinita ; nuvolette candide come soffici piume : ecco l’illusione di poter toccare ,con la punta dei piedini,dondolandosi , tale tripudio d’immenso….nel cuore aleggiano  farfalle di gioia e felicità , creando sogni di un tempo integro , ricco di spensieratezza…
Un grosso cespuglio d’ortensie blu-rosa ,un prato verde smeraldino , una panca ed un tavolo di legno , vetusti castagni ombrosi e…profumo d’estate : nel cuore , nostalgia di quella nonna conosciuta poco , perché morta quand’ero bambina , e dei suoi occhi color del cielo ….come quelli del babbo…..
Un muretto a secco lungo il viottolo erboso del bosco di betulle;
le corse spensierate sull’erbetta calpestata ed ancora costellata di rosate pratoline ;
le risate echeggianti nel silenzio della natura circostante ;
il fruscio di un ramarro al sole , che sfoggia il suo turchese soggolo;
muscari disseminati che catturano lo sguardo , per la loro unicità, nell’insieme di numerose ,minuscole cuffiette orlate di un microscopico candido pizzo ;
il ruscelletto che , chioccolando , si fa strada tra l’erba alta e fluttuante …..
 Impellente il desiderio d’immergermi ,fondermi in quella natura per diventarne parte integrante , per essere erba,fiore,acqua,terra…..e rimanere lì per sempre…..bimba felice….
Alcune pennellate  di vita che mi gonfiano il cuore di emozioni mutevoli ,perché la mia infanzia spensierata  ha lasciato tracce indelebili , che ora , coll’avanzare degli anni ,riemergono con prepotenza , colmandomi di nostalgica gioia ed aggiungendo tasselli , fino ad ora sfuggiti ,che ,come intarsi preziosi , arricchiscono il canto maturo del mio Essere…….



sabato 14 settembre 2013

CONCHIGLIE


Sulla spiaggia, lambita dal mare, le onde trasportano, nel loro sciacquio, le conchiglie, che giacciono ormai senza vita, nell’immensità dell’arenile.
Quali gusci vuoti affondano, si mescolano e si riempiono di bruna sabbia.
Dimentiche ormai della loro vita trascorsa nelle acque profonde e smeraldine, non hanno, all’apparenza, alcun valore: son lì, in inutile attesa ….
Alcune ancora assaporano la candida spuma amica, altre, più lontane, occhieggiano e risplendono sotto i cocenti raggi del sole.
Eppure son magiche, celano il mistero della vita! Da sempre son messaggere divine, emblema della nascita o simbolo del sepolcro dell’uomo prima della sua rinascita; con le linee che divergono da un unico punto, indicano che molte son le possibilità da seguire, ma la meta finale è sempre la stessa; quelle più grandi e candide s’avvitano verso destra e terminano a punta, ad indicare il  primo alito di vita, l’evolversi per ricollegarsi a chi ci ha generati; ripercorrendo tale spirale all’indietro indicano la  conoscenza di sé stessi, l’accesso ai nostri mondi interni …. Senza parlare della musicalità, data proprio dal loro vuoto apparente che, attraverso le varie cavità si espande in una vibrazione unica, pare ricordarci quella della  Parola creatrice del Logos!
La vibrazione è ritmo, ritmo di crescita, come la vita che in lei risuona come il cuore dell’universo.
Tutto questo suscita in me una grande malinconia  ……  Vorrei tornare ai tempi in cui, le conchiglie, raccolte sulla sabbia, eran solo splendidi oggetti da usare per la manualità creativa; a quando,con ansia, le accostavo all’orecchio per sentire ancora, a casa, il rumore del mare; quando , trastullandomi con loro , sognavo ad occhi aperti di sirene ammaliatrici , di cavallucci marini , di magiche città sommerse,di un mondo inesplorato negli abissi,di sconosciute creature luminose ……. E’ la malinconia suscitata dal ricordo dell’età dei sogni puri e dei voli pindarici della fantasia , non contaminati dalla cruda esperienza della realtà ! E’ vero , ci son ancora oggi … ma han perso la freschezza , l’ingenuità , la spensieratezza che la fanciullezza sapeva imprimere in loro !
Rimane nitido nei sensi lo sciacquio delle onde sull’arenile quasi deserto ; la sensazione di sentir la terra mancare sotto i piedi quando l’acqua , ritraendosi , la risucchiava ; la dolce carezza della spuma ; quel profumo di aria salata che riempiva piacevolmente i polmoni ; quel chioccolare dei piedi scalzi nell’acqua ; i colori meravigliosi del mare , mutevoli secondo il tempo e le ore del giorno !
Allora , gli occhi incantati di bimba , non si lasciavano sfuggire nulla !

Rimane immutato il ricordo delle estati al mare , in un’infanzia felice , che si affaccerà sempre con amore e un pizzico di  melanconica nostalgia !

venerdì 10 giugno 2011

Gli otto simboli del buon auspicioPDFStampaE-mail
 alt Gli Otto Simboli di Buon Auspicio, chiamati anche Otto Preziosi Simboli, costituiscono uno dei più antichi e conosciuti gruppi di simboli della cultura tibetana. Sono presenti già a partire dai testi canonici del Buddhismo Indiano, cioè nei testi redatti in pali e in sanscrito.
Si tratta di oggetti, animali o piante che servivano da oggetti rituali o che comunque venivano identificati come segni di prestigio. Da sempre utilizzati nelle cerimonie tradizionali e nelle occasioni speciali, hanno assunto nel corso dei secoli un'importanza sempre maggiore.
Gli otto simboli di buon augurio si trovano spesso ripetuti sulle kate (la sciarpa tibetana di buon auspicio e benedizione), vessilli, arazzi, tangka, bandiere, braccialetti, collane e incisi sugli oggetti più disparati.
Possono inoltre decorare muri e travi, i lati dei troni e molti altri oggetti sia di uso religioso che profano. Vengono inoltre tracciati sul terreno con polvere bianca quando è previsto il passaggio di qualche importante personalità religiosa o civile.
 
altll parasole

Il parasole (in sanscrito chatta, in tibetano gdugs) è il simbolo della dignità regale e rappresenta il potere spirituale. Derivato dall’arte indiana, viene rappresentato in diverse forme e varianti. Semplice o triplo, di seta gialla, bianca o anche multicolore, viene rappresentato aperto e abbastanza ampio da accogliere quattro o cinque persone. Otto nastri di seta multicolore o di un colore solo, ornati da frange, pendono dal bordo superiore.

Il significato simbolico del parasole deriva dalla possibilità che offre in caso di maltempo o di sole eccessivo, di proteggersi, possibilità che da sempre è stata identificata come segno di ricchezza. Per questo è divenuto simbolo del potere e della regalità.

Gli altri dignitari religiosi tibetani erano dotati di parasoli di seta. Il parasole simboleggia la compassione e la sua protezione di tutti gli esseri senzienti dal dolore, dalle malattie, dai veleni mentali e dall’ignoranza.
altI pesci d’oro

I pesci d’oro (in sanscrito suvarnamamatsya, in tibetano gser-nya) sono un simbolo religioso usato fin dai tempi antichi. Originariamente in India si rappresentavano i fiumi sacri del Gange e dello Yamuna con dei pesci. I due pesci sono paralleli e si fronteggiano verticalmente o si incrociano leggermente.

In Tibet i due pesci d’oro si trovano rappresentati unicamente insieme agli altri otto simboli e non hanno un significato specifico. I pesci rappresentano il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte le sofferenze e il raggiungimento della liberazione, liberi nell’avere acquisito consapevolezza della natura ultima, così come i pesci nuotano liberi nell’acqua per loro propria natura.
altVaso della ricchezza

Nelle immagini tibetane il vaso della ricchezza (in sanscrito kalasa, in tibetano gter-chen-po’i bum- pa) ìè un recipiente tondo con il collo corto e stretto che poi si allarga formando un bordo decorato. L’apertura del vaso è chiusa con un grande gioiello che indica appunto che si tratta di un vaso della ricchezza.

L’utilizzo di vasi di questo tipo risale fin dai primi giorni del buddhismo e delle altre religioni e simboleggia l’idea di ottenimento e soddisfazione dei desideri materiali. Nel buddismo tibetano si utilizzano vasi di forma diversa a seconda delle pratiche rituali, in modo particolare per i rituali tantrici. Il vaso della ricchezza simboleggia la realizzazione spirituale, la perfezione del Dharma, la longevità e la prosperità.
altFiore di loto

Il fiore di loto (in sanscrito padm, in tibetano padma) non cresce in Tibet, per questo viene disegnato in modo molto più semplice e stilizzato di quanto fatto nelle rappresentazioni d’arte indiana o giapponese. Il fatto che sia presente in Tibet sta a indicare quanto il suo utilizzo iconografico sia strettamente simbolico e indichi purezza e bellezza.

Uno tra i simboli tibetani più noti simboleggia infatti la purezza in quanto, benché affondi le sue radici nel fango degli stagni, produce candidi fiori al di sopra dell’acqua. Rappresenta quindi la purezza, particolarmente quella spirituale, ed è per questo che spesso le immagini di Buddha e dei Bodhisattva vengono rappresentate sedute sopra un trono a forma di fiore di loto.
La simmetria dei petali del fiore di loto, da otto a dodici petali, rappresenta l’ordine del cosmo e per questo viene utilizzata come modello per la realizzazione di mandala. L’immagine del loto viene utilizzata nella pratica di autoguarigione Ngalso per identificare e riequilibrare i nostri cinque chakra.
altConchiglia

La conchiglia (in sanscrito sankha, in tibetano dung gyas.’khyl) viene rappresentata con dimensioni piuttosto grandi, di colore bianco, generalmente con avvitamento verso destra e con la parte terminale a punta. La conchiglia, oggetto naturale e non prodotto artificialmente dell’uomo, è stata per questo utilizzata fin dall’antichità come strumento rituale. Era già utilizzata in epoca pre-buddhista come simbolo delle divinità femminili, come contenitore e come strumento musicale rituale.

Nel buddismo tibetano si utilizza spesso come strumento musicale e il suo potente suono viene utilizzato per richiamare i monaci alle riunioni, per fare offerte di suono durante le puje o anche come recipiente per l’acqua con lo zafferano. Rappresenta la gloria dell’insegnamento del Dharma, che come il suono della conchiglia si diffonde in tutte le direzioni, e l’abbandono dell’ignoranza.
altNodo Infinito

Il nodo infinito (in sanscrito srivatsa, in tibetano dpal be’u) è un nodo chiuso composto da linee intrecciate ad angolo retto. È uno dei simboli preferiti e maggiormente utilizzati dall’iconografia tibetana. Non ci sono indicazioni precise sulla sua origine iconografica. Spesso viene paragonato al simbolo nandyavarta, una variante della svastica che presenta diverse similitudini con il nodo dell’infinito.

Per il buddismo tibetano è un simbolo classico del modo in cui tutti i fenomeni sono interdipendenti tra loro e dipendono da cause e condizioni che vengono rappresentate dalle linee geometrica che si intersecano tra loro. Non avendo né inizio né fine, simboleggia anche l’infinità conoscenza e saggezza del Buddha e l’eternità dei suoi insegnamenti.

Per la sua importanza e semplicità grafica, questo simbolo viene utilizzato anche da solo. Ad esempio, se disegnato su un biglietto di auguri, favorisce la creazione di un legame stabile tra il donatore e chi riceve il regalo, oltre a ricordare al donatore che risultati positivi futuri sono determinati da azioni positive presenti, come quella del donare.
altVessillo di vittoria

il vessillo della vittoria (in sanscrito dhvaja, in tibetano rgyal-mtshan) si riferisce a diversi oggetti della cultura tibetana. È fatto in legno e tessuto, ma ne esistono copie in metallo. Classicamente è uno stretto cilindro di tessuto con tre o più strisce di seta adornato con nastri di cinque colori (bianco, rosso, verde, blu, giallo). Funge da decorazione e generalmente si trova all’interno di templi e monasteri, sospeso al soffitto come ornamento dei tetti o all’estremità delle lunghe aste di preghiera.

A volte viene utilizzato anche sul tetto i abitazioni private. Rappresenta la vittoria degli insegnamenti buddisti, la vittoria della conoscenza sull’ignoranza e sulla paura, la vittoria del Dharma su tutti gli ostacoli e il raggiungimento della felicità ultima.
altRuota del Dharma

La ruota del Dharma (in sanscrito chakra, in tibetano ’khor-lo) si compone di un mozzo centrale, di otto o più raggi e di un cerchione esterno. L’immagine della ruota è un simbolo universale ed è presente in tutte le culture. Già nell’India pre-buddhista era molto diffuso, col duplice significato di arma o di sole.

Nella cultura buddista la ruota si associa immediatamente al concetto della ruota del Dharma messa in moto da Buddha in occasione della prima esposizione pubblica della sua dottrina a Sarnath, non lontano da Benares, l’odierna Varanasi in cui si trova il parco delle gazzelle ( per questo la ruota del Dharma viene spesso rappresentata da due gazzelle). I significati della ruota del Dharma possono essere molteplici.

Secondo i tre insegnamenti della pratica buddista, il mozzo rappresenta l’addestramento alla disciplina morale che rende stabile la mente. I raggi rappresentano la comprensione della vacuità di tutti i fenomeni che permette di eliminare alla radice la nostra ignoranza; il cerchione esterno, infine, identifica la concentrazione che permette di tenere salda la pratica della dottrina buddista.

Rappresenta inoltre l’Ottuplice nobile sentiero che porta alla liberazione, il Dharma e il Buddha Shakyamuni stesso. In senso più generale, tra gli otto simboli di buon auspicio, la ruota del Dharma simboleggia l’insegnamento buddhista nella sua globalità. Ci ricorda che il Dharma abbraccia tutte le cose, non ha né inizio né fine, è in movimento ed immobile.

DA TENZIN  CIO  LING  centro studi tibetano